Un piano per Roma

pianoforteSiamo alla fine del tormentone delle elezioni nei grandi comuni. Roma, Milano, Napoli e diversi altri vanno al voto per eleggere il nuovo sindaco.  Non voterò, per la banale ragione che  sono residente in un comune dove non si vota e quindi non potrei comunque. Se fossi stato residente a Roma, dove sono nato e dove ho praticamente vissuto tutta la vita, non so se avrei votato e per chi.  Devo dire che il parterre dei candidati e il dibattito elettorale sono stati di uno squallore comparabile solo a quello in cui ormai si è ridotta la città sedicente eterna.  Nessuno di essi ha la statura di un Petroselli,  di un Argan, persino di un Rebecchini che, pur tra mille polemiche, accuse, e feroci opposizioni, fu quello che fece la metropolitana B, il raccordo anulare, via della Conciliazione e molto altro ancora, dando quanto meno concretezza all’azione del governo cittadino. Viene da rimpiangere persino Rutelli e Veltroni, ed ho detto davvero tutto.

A Roma non basterebbe nemmeno un Cola di Rienzo redivivo. Oggi, al massimo, ci puoi comrpare un paio di jeans a buon prezzo. Forse un Giulio Cesare sarebbe in grado di rimettere qualcosa a posto, ma il compito si presenterebbe arduo pure per le sue indubbie doti di politico e di stratega affetto da decisionismo compulsivo. In una città in cui quasi un quarto dei cittadini esprime nei sondaggi preferenza per una come la Meloni, credo che sia difficile poter fare qualcosa. Gli altri candidati non sono migliori, per carità. Tra il “vuoto a perdere” del centro destra, la ragazzina spocchiosa ed imbarazzante del M5S, il pupillo di Renzi (e questo basta), non si sa chi scegliere. Quanto a Fassina, che comunque una faccia ed un eloquio decente ce l’ha, basta leggere il programma per capire che il velleitarismo sulle vecchie politiche continuerebbe ad imperare. Ecco, forse avrei votato per quella lista che propone l’indipendenza di Roma Nord dal Comune: sono convinto che si debba passare per una ristrutturazione così profonda della macchina comunale, talmente intrisa di corruzione, inefficienza, servilismo, nepotismo, ottusità e tutti gli altri insulti che vogliate immaginare, da essere irriformabile. Perciò, l’unica sarebbe ripartire da piccole comunità autogestite, anche se le esperienze dei condomini, che sono piccole comunità autogestite, fa disperare sulla possibilità di adottare in Italia ed in particolare a Roma, una soluzione del genere.

Ma tanto che altro fare se non tentare la carta della disperazione? Chiunque vada al governo sarà travolto da scandali, corruzioni e malaffare che hanno ormai saldamente occupato tutti i gangli della società romana.  Nel secondo viaggio in Italia, Goethe si lamentava delle “solite truffe, del fatto che ciascuno pensa a sé, compresi i gestori della cosa pubblica e non al bene comune, della corruzione, della disonestà dilagante”. Il paese è bello, però è fatto così ed è invivibile. Occorrerebbe ingegno, fantasia, cultura, capacità di trasformazione del tessuto urbano a partire dalla circolazione delle auto. Una cosa a merito di Marino è stata la chiusura di via dei Fori Imperiali al traffico, ma ricordate quante polemiche, quante opposizioni, quanto veleno?  Tutta Roma, almeno in centro delimitato dalla mura aureliane, dovrebbe essere chiuso completamente al traffico e servito da mezzi pubblici elettrici, sia taxi che bus. Stavo a Via Quattro Novembre qualche tempo fa ad un convegno e sono uscito per fumare una sigaretta. Il rumore del traffico è talmente assordante che una persona normale credo che impazzirebbe a rimanerne esposta a lungo. Infatti, Roma è piena di pazzi furiosi. Per non parlare poi dell’inquinamento che impedisce di respirare. Le soluzioni tecnologiche, ovviamente, ci sono ma non convengono a certi poteri e quindi non si faranno mai. Pensate che a Ottobre il Commissario Tronca ha vietato la circolazione nelle aree del centro storico ai risciò a pedalata assistita, sostenendo che costituivano un pericolo per la popolazione e per i numerosi turisti che sarebbero giunti in città per il Giubileo. Capite? Cinquanta tricicli, ma anche cinquecento, sono un pericolo, un paio di milioni di automobili e mezzo milione di motorini spetazzanti, invece no. La parte più esilarante del provvedimento è quella in cui si parla dei pericoli per il terrorismo e per i reati che possono venire commessi dai pedalatori. Una ordinanza scritta con i piedi, incoerente, fumosa e sostanzialmente indecente. Incomprensibile ed inaccettabile in un paese moderno. La maggior parte della gradi città europee, americane e giapponesi ha migliaia di risciò a pedalata assistita perché non inquinano, non fanno rumore e non costituiscono alcun pericolo.Lo capirebbe un bambino di tre anni, ma a Roma l’amministrazione non lo capisce. E non solo perché hanno evidentemente un livello di intelligenza inferiore a quello di un bambino di tre anni, ma c’è da scommettere che se la cosa non interessa a qualche “potente” non si farà mai.  Che pena…

E allora non ci resta altro che suonare. Un bel pianoforte ad ogni angolo delle strade, distanti a sufficienza da non interferire gli uni con gli altri, e chi vuole si ferma e suona. Musica,  per far rivivere le arti di questa meravigliosa città che, citando Benedetto Croce, è  un paradiso abitato da diavoli – cioè da uomini “di poco ingegno, maligni, cattivi e pieni di tradimento”. Benedetto Croce citava a sua volta il Piovano Arlotto, il presbitero burlone del quattrocento che amava la buona tavola e la bella vita condita di scherzi e facezie. Si riferiva a Napoli, ma Roma adesso non è da meno, anzi è forse peggio. Quanto meno a Napoli qualcuno che pensa a qualcosa del bene comune c’è, sia in Comune che in Regione (sono notoriamente un sostenitore della buonafede e capacità del compagno De Luca).

Un piano per Roma e può darsi che ammaliato dalla musica, anche l’animo più coriaceo si ingentilisca un poco. Che di questo abbiamo bisogno,d i onestà, trasparenza, chiarezza, gentilezza, compassione, gioia, profondità e leggerezza. Quindi di musica a tutte le ore del giorno e della notte. Musica per le nostre orecchie e non più il rombo delle auto e delle motociclette. Musica per esaltare l’ingegno e la creatività e nascondere l’ottusità e la cattiveria.  Musica per ingentilire gli animi e rendere più abbondante la fioritura e dolce la primavera e l’estate incipiente. Musica per non sentire le vuote parole del volgo dei candidati al seggio. Che pensano a sé, come diceva Goethe ma fingono di interessarsi al bene comune. L’unica risposta in questo mare di ipocrisia è la musica.

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