Ah, la ripresa!

Qualche giorno fa sono andato a trovare un vecchio amico, già analista finanziario di una importante banca d’affari americana. Se n’è andato da tempo ma è sempre molto curioso, come molti di coloro che si sono occupati di finanza. Era appena uscita sulla stampa qualche timido accenno di ottimismo da parte di Tremonti e della Marcegaglia, e gli ho chiesto cosa ne pensasse di questa possibile ripresa.
“Eh la ripresa c’è solo dopo che l’arbitro ha fischiato la fine del primo tempo e qui la partita è appena cominciata!”. La battuta gli era piaciuta e come faceva spesso rise da solo per qualche istante. Poi mi disse:” Guarda questo grafico, guarda qui:

Borse mondiali nel 1929 e nel 2008

L’hanno elaborato Barry Eichengreen di Berkeley e Kevin O’Rourke che hanno deciso di pubblicare un libro in costruzione sul paragone della crisi del ’29 con quella di oggi. Il sito è questo.
Beh, c’è poco da spiegare. Il grafico rappresenta l’andamento delle borse mondiali allora e oggi. Come vedi la caduta è più dura e l’andamento è simile ma molto più veloce. Sì un rimbalzo ci sarà, com’è ragionevole dopo una discesa così accentuata, ma poi arrivano le cattive notizie e si continuerà a scendere. Eichengreen dice che la risposta dei Governi e delle Banche centrali è stata molto più decisa di allora, ma su quanto sia efficace esprime le stesse riserve di Krugman. Vedremo. Tra un po’ arriva al pettine il nodo della liquidità che gli USA sta stampando a rotta di collo, mentre la Cina si sta indebitando in dollari per comprare commodities con il dollaro al livello attuale. Però ad un certo punto i debiti dovranno pagarli e venderanno i titoli USA e lì può succedere di tutto..”.
“Inflazione a rotta di collo, dici?”
“Non solo, lo scenario è cupo perché gli americani sono abituati a vivere sulle importazioni e non potranno più permettersele. E se pensi che la metà degli statunitensi dichiara di stare a due stipendi dal proprio default ti rendi conto dei rischi di tensioni sociali che può comportare un a fiammata di inflazione a due cifre. Oltretutto il piano del governo si basa su un incremento del debito pubblico senza precedenti e con il dollaro in default chi lo finanzierà più il debito americano? Ciascun paese avrà i suoi problemi di debito e guarda qui gli effetti della crisi sui volumi di scambi mondiali.

Scambi commerciali nel 1929 e nel 2008

La situazione è peggiore che nel ’29, anche considerando i notevoli acquisti di materie prime che sta effettuando la Cina. Caduta quasi verticale e in tempi dimezzati, ma si sa che adesso è tutto molto più veloce di ottant’anni fa”.
“E poi ci sta pure il problema dei derivati: a proposito che cosa succede ai salsicciotti ancora in circolazione?”
“E chi può saperlo. Prima o poi con la nuova base monetaria che hanno creato nelle banche americane cominceranno a circolare di nuovo e d’altra parte, visto che ormai sono tutti d’accordo con la tua tesi che i derivati svolgono funzioni monetarie, – almeno ufficialmente, perché l’hanno sempre saputo tutti anche se non lo diceva nessuno, tranne giusto un pazzo come te! – ce n’è un gran bisogno per smaltire un po’ di sovrapproduzione.
C’è un disperato bisogno di liquidità e di un meccanismo per controllarla. E’ buffo, eh, da una aprte la liquidità è poca, dall’altro è troppa. Mi sa che alla fine passerà la tesi della Banca Centrale Cinese di istituire il Bancor di Keynes a livello interbancario. Così il dollaro salta e avremo una nuova moneta mondiale a tasso negativo, che costringerebbe gli americani a farla di corsa anche in casa loro.
Quattro o cinque anni fa la Federal Reserve studiò la possibilità di emettere un dollaro a tasso negativo per rivitalizzare l’economia: non mi sorprenderei se Obama lo ritirasse fuori dal cassetto. Se non lo fanno fuori prima, o se la crisi non porta davvero alla spaccatura degli USA come dice un vecchio menagramo di storico ex sovietico che vede più nero di tutti. Ah, ma come si chiama?”
“Ti riferisci a Igor Nikolaevič Panarin e alla sua intervista su Eurasia. Sì l’ho letta anch’io, ma mi sembra più che altro uno animato da esprit de revanche comprensibile in un ex sovietico, un po’ meno in uno studioso. Comunque, non sbaglia a sottolineare i problemi sociali che la crisi porterà negli USA. Non so se Obama avrà la forza e l’ardire di introdurre il dollaro a tasso negativo: tutto sommato con la fine che farà il dollaro non ci rimette niente, ma non so se i suoi banchieri che, a quanto pare, lo tengono prigioniero, cederanno le armi senza combattere duramente. Speriamo che lo spirito di Keynes lo illumini!”
“E magari lo metta in contatto con quello di Ezra Pound, che è stato un grande americano nemico dell’usura delle banche e per questo preso per un pazzo complice del fascismo.”

8 pensieri riguardo “Ah, la ripresa!

  1. Mi scusi, non avevo capito che il vero argomento del suo articolo era ” mostrare i rischi economici e sociali di questa crisi per il dollaro e per gli equilibri monetari nel mondo, e ipotizzare che possa essere presa l’iniziativa di introdurre un meccanismo di tasso negativo, proposta che fu di Keynes a Bretton Woods con il Bancor e che è stata ripresa qualche settimana fa dal Governatore della Banca di Cina.”
    Non me ero accorto perchè lei di tutto questo ne ha parlato solo in fondo all’articolo.

    E poi mi sono concentrato sui grafici: le percentuali sulle perdite e sulla durata della crisi le ho lette dal grafico, non me le sono certo inventate.

    Se c’è qualcuno che dà i numeri, qui, è lei!

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  2. Secondo me Le fa male alzarsi così presto al mattino, perché poi gli occhi si incrociano e non legge bene, anzi, crede di aver letto e non ha letto affatto. Mette tra virgolette frasi che NON ho scritto, insinua subdolamente che avrei spacciato per mio un testo scritto da altri (ma come si permette?), attribuisce a sé le considerazioni che io faccio nell’articolo.
    Invito tutti a leggere l’articolo e i commenti per rendersi conto di come il pregiudizio possa distorcere la mente. Perché di pregiudizio si tratta: il sig. Alberto, ha trovato un articolo su disinformazione.it, da lui ritenuta fonte di barzellette per il suo sollazzo, ha trovato il mio articolo e, per puro partito preso, senza nemmeno leggerlo, ha pensato di venirmi a dare una lezione. Ma si sa che i pifferi di montagna partiron per suonare e furono suonati.
    Non ho mai scritto di percentuali di caduta e il ragionamento che mi attribuisce sta solo nella Sua testa. Ho riportato l’opinione di Eichengreen che la risposta dei Governi è stata molto più efficace oggi che allora, ma anche le perplessità di Krugman (che condivido) sull’efficacia di questa risposta a medio termine. Ma l’obiettivo del’articolo è mostrare i rischi economici e sociali di questa crisi per il dollaro e per gli equilibri monetari nel mondo, e ipotizzare che possa essere presa l’iniziativa di introdurre un meccanismo di tasso negativo, proposta che fu di Keynes a Bretton Woods con il Bancor e che è stata ripresa qualche settimana fa dal Governatore della Banca di Cina. Ma di questo, che è il tema centrale dell’articolo, Lei non fa alcun cenno, dimostrando appieno tutta la Sua onestà intellettuale.
    Devo dire che mi ha deluso, sig. Alberto. Avrebbe potuto scivolare elegantemente sulla sua gaffe e magari aprire una discussione seria. Ma evidentemente è troppo arrogante per ammettere, anche implicitamente, di aver preso lucciole per lanterne e le discussioni serie non Le interessano o non è capace a sostenerle.
    Perciò, de hoc satis, che il sipario cali su questa pseudo discussione.

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  3. Gentile sig. Alberto,

    Ognuno ha la sua Weltanchauung, e mi figuro il panorama che, dal Suo punto di vista, Lei vede scorrere sopra la Sua testa. Tuttavia, Lei sbaglia nel considerarmi una testa di cazzo ben qualificata, come maliziosamente insinua nel suo post, comparandomi nientepopodimenoche a personaggi del calibro di Benettazzo e Turani: molto più modestamente, anche se ho scritto qualche libro di critica dell’economia, sono una testa di cazzo qualunque, a riprova che la prima idea è di solito quella giusta.

    Il sito Vox non è disinformazione e comunque, un grafico è sempre un grafico. E a proposito degli economisti e della loro ostinazione, visto che Lei è un estimatore di Keynes (come me, peraltro), Le ricordo questo brano che bene illustra il tema di questa nostra conversazione, altrimenti incomprensibile: “Ricordo l’atteggiamento di Bonar Law, misto di rabbia e di perplessità, di fronte agli economisti, perché questi negavano cose ovvie: era profondamente turbato dalla ricerca di una spiegazione. Ciò richiama alla mente l’analogia fra il successo ottenuto dalla scuola classica della teoria economica e quello di certe religioni: il bandire dalle menti ciò che è ovvio è, infatti, una ben maggiore manifestazione di potenza di un’idea che introducesse tra le nozioni comuni degli uomini ciò che è recondito e remoto“. J. M. Keynes, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, UTET, Torino, 1971, pag. 520

    Quanto alla teoria del ciclo, Lei però mi sottovaluta. Come (spero) Le sia noto, ne esistono diverse, da quella classica a quella della scuola austriaca, da quella Keynesiana con la variante neokeynesiana, fino alle onde secolari di Kondratiev, di cui staremmo vivendo in questo periodo la quarta (o sesta onda K) che contemplerebbe, secondo alcuni, la fine del capitalismo. Oppure si riferisce alle onde di Elliott ed all’interpretazione audace ma efficace, che ne hanno dato Gann ed altri traders per l’analisi della borsa?
    Non ho elementi per valutare i Suoi riferimenti, ma ha ragione quando dice che penso che si tratta di opinioni: tranne forse una di queste, le altre non possono che essere opinioni sbagliate. O no?

    Mi permetta di dubitare fortemente del fatto che Lei possegga diversi milioni di euro: ho imparato da tempo che chi li ha davvero non ne parla. Tuttavia se quella è la Sua felicità, Le auguro le migliori fortune di tutto cuore. Per quanto mi riguarda, la mia felicità è altrove. Quando vedo che l’equilibrio del sistema comporta una linea dietro la quale si gioca la vita di milioni di persone e delle loro famiglie, non riesco ad esimermi dal desiderio di tirarla giù dal grafico. E’ una questione di scelte personali, come può immaginare e, che le piaccia o meno, non penso affatto che il denaro, la speculazione e l’usura siano eterni valori. Non penso nemmeno che siano valori, anzi, penso che non dovrebbero essere affatto.

    Mi rendo perfettamente conto del fatto che dal Suo punto di vista non merito alcun rispetto: chi è fuori dalla logica del denaro non può che essere un cazzone.
    Tuttavia Le ricordo qualcuno che, dall’alto del suo gruzzoletto accumulato in decenni di speculazione, vede Lei ed altri come lei, come degli insignicanti coglionazzi (absit injuria verbis!) secondo il Suo metro di valutazione. Mi riferisco a George Soros, che sulla crisi del capitalismo ha scritto molto e che con la sua fondazione “Open Society Foundation” finanzia ricerche e studi sulla nuova società (oltre a fare beneficienza per i Rom sparsi nel mondo), perché il sig. Soros, così come molti altri finanzieri, ha, al contrario di Lei, grande rispetto per chi fa ricerca e propone idee ed analisi diverse dalle sue.

    Quanto alla scienza economica, Le ricordo che Wilfredo Pareto l’ha definita “Un vaniloquio inutile e disgustoso” e Sergio Ricossa “Un cumulo di idiozie sulle quali è stata fondata una scienza inesistente“. Ah già, dimenticavo che si tratta di imbecilli qualunque che non meritano alcuna considerazione.

    Infine, mi consenta di darLe un consiglio: se davvero ha tutti quei soldi, se li goda. Che sta a fare di domenica all’alba a scrivere ad un cazzone non qualificabile come me, invece di starsene su un panfilo a bere champagne circondato da tutto ciò che i suoi soldi possono comprare?
    Non Le dispiacerà se concludo questa email citando (a sproposito) Robert kennedy: il denaro può comprare tutto “it measures everything, in short, except that which makes life worthwhile.”

    Le auguro una felice giornata

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    1. Suvvia, professore, non si arrabbi. Mi sono divertito un po’ a prenderla in giro. Ma lo ha voluto lei. Prima mi scrive quell’articolo indecente (e ora le spiegherò perchè) e poi mi dà quella risposta con tono professorale, del tipo: “lei non sa chi sono io!” Per me è come un invito a nozze!

      Parliamo dell’articolo. Lei ha preso un testo che ha trovato sul web in lingua inglese, lo ha tradotto in italiano e ha cercato di farlo passare per suo, con la trovata dell’intervista ad un suo amico esperto di finanza. Lo ha infarcito di frasi assurde, del tipo ” le cose vanno malissimo. I cinesi stanno facendo incetta di materie prime” – cosa ridicola, come le ho già spiegato, perchè se i cinesi comprano materie prime è buon segno, non le pare? Ma soprattutto ha basato tutto il suo ragionamento su un grafico, quello in cui si confronta l’andamento borsistico del 1929 con quello attuale.

      Poiché nel 1929 la crisi è durata più di 3 anni e ha comportato la discesa dei corsi azionari con una perdita del 90% del valore iniziale, lei dice, questo vuol dire che la crisi attuale è appena all’inizio, poiché è iniziata da appena 10 mesi e le perdite sono “solo” del 30%. MA CHI GLIELO HA DETTO? MA DOVE STA SCRITTO?

      A parte il fatto che a Wall Street le perdite sono state ben oltre il 50%, il suo ragionamento non sta in piedi. Tutti sanno che nel 1929 le cose sono andate così male perchè il governo USA non fece niente, almeno fino all’elezione di Roosvelt. Ma oggi le cose stanno andando diversamente. E se lei si preoccupa del debito che l’amministrazione Obama sta facendo, le dirò che anche io sono preoccupato, ma sempre meno di come sarei se non avesse fatto nulla. Perchè se non ci fosse stato il piano di salvataggio delle banche e delle maggiori aziende, allora sì che si sarebbe creato un nuovo 1929. Mi pare evidente, no?

      Per quanto riguarda invece le altre sue considerazioni, le dirò:

      che mi alzo tutte le mattine alle 6, sabato e domenica le passo a navigare sul web che è il mio hobby preferito (a parte la Borsa).
      che non mi piace né il caviale né lo champagne, e neppure il mare (preferisco la montagna)
      per quanto possa sembrare strano, per me i soldi non hanno nessuna importanza: giocare in Borsa per me è solo un gioco.
      le frasi di Pareto e Ricossa sull’economia riflettono il suo punto di vista, e i risultati si vedono.
      se lei è un seguace di Keynes, io sono un seguace degli Hare Krishna
      se lei crede che uno come Soros faccia della beneficenza, è davvero un ingenuo
      la teoria dei cicli economici che seguo non è nessuna da quelle da lei indicate, che sono tutte troppo teoriche (è il vizio di tutti i professori, di essere troppo teorici) e quindi non funzionano. Io seguo una teoria elaborata da me. Come le ho già detto, sono stato tentato di scrivere un libro per illustrarla, ma non voglio correre il rischio di essere uno dei tanti che fa solo confusione. Ci sono i catastrofisti, gli apocalittici, i venduti che diffondono false teorie e gli incompetenti – e io non voglio rischiare neppure per un attimo di essere paragonato a costoro.

      E con ciò la saluto, esimio professore.

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      1. Ma va? E io che pensavo che la crisi del ’29 fosse provocata a bella posta dalle banche private USA per rendere gli USA stessi e il resto del mondo schiavi della Federal Reserve! E io che pensavo che il governo, quello vero, qualcosa fece, cioè prestò tanti bei soldini all’amico Adolf Hitler (vedi bush nonno)!
        E io che pensavo che giocare in borsa e guadagnarci fosse immorale! Grazie sig. Alberto, adesso finalmente so….

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  4. Come al solito il catastrofismo fa vendere più giornali, libri, ecc. mentre le buone notizie non interessano a nessuno.

    “La situazione è peggiore che nel ‘29, anche considerando i notevoli acquisti di materie prime che sta effettuando la Cina.”

    Ho chiesto ad un amico che non si intende di economia come valuta il fatto che la Cina acquisti materie prime e lui mi ha risposto: “è positivo, è segno che la crisi sta per finire” Se anche un profano lo capisce, perchè tanti professoroni non lo capiscono?

    I grafici dell’articolo sono fermi a 2 mesi fa, se fossero aggiornati si vedrebbe che in questi ultimi 2 mesi c’è stata una fortissima ripresa delle quotazioni azionarie.

    Certo con la Borsa non si può mai dire, ma con la montagna di dollari e di euro che i governi di tutto il mondo hanno messo sul piatto della bilancia, e con i tassi di interesse così bassi, mi sembra impossibile che una ripresa non ci sia. E’ solo un rimbalzo? Se è così, lo sapremo solo fra 2 anni. Nel frattempo, io vedo positivo. Le crisi prima o poi finiscono. E non credo affatto che il dollaro sarà scalzato da una nuova super moneta.

    Il debito pubblico americano salirà molto. E’ vero, ma sempre meno di quello italiano, che abbiamo da più di 30 anni ma non siamo ancora KO. Certo che se vogliamo giocare ai profeti di sventura, allora possiamo anche dire che sta per arrivare la fine del mondo…

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    1. Non si tratta di catastrofismo, che è estraneo alla mia cultura, ma di realismo. Il parere di uno che non si intende di economia è appunto un parere e non una verità. Può darsi che il suo amico abbia ragione, può darsi di no. Dal suo commento si deduce però, che quello che dice l’amico è oro colato mentre i “professoroni” non capiscono le verità elementari. Non le sembra di esagerare?
      Il grafico si riferisce alle borse mondiali e non a quella americana o a quelle europee ed è fermo ai primi di aprile. Serve a comparare la discesa delle borse di questa crisi con quella del 1929 ed è incontestabile. E’ evidente, infatti, che la discesa di oggi è peggiore di quella di allora, basta guardarlo. Poi, è lecito tutto, anche pensare che ci sarà una ripresa rapidissima e che il Dow Jones sfonderà quota 20.000 tra sei mesi. Non è lecito, però, negare l’evidenza.
      Quanto al debito, pbblico e privato, non capisco cosa intenda dire affermando che “non siamo ancora KO”. Io dico che è proprio la creazione di moneta sul debito il problema, e l’ho motivato scrivendo diverse centinaia di pagine nei miei libri su questo argomento. Lei può essere di parere diverso, ovviamente. Ma vorrei leggere una motivazione, non un’etichetta di “profeta di sventura”. Perché sa tanto di insulto e di mancanza di argomenti come per tutti quelli che insultano.

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      1. Esimio professore, mi scusi. Credevo di scambiare 4 chiacchiere con una testa di cazzo qualsiasi, mentre invece ho l’onore di interloquire con l’autore di libri di finanza. Nientepopodimeno! Sa com’è, oggi la finanza è diventata come il calcio; ne parlano un po’ tutti!

        Comunque, credo che lei mi abbia frainteso. Io non ho preso per oro colato quello che ha detto il mio collega. Quella era solo una battuta, messa lì per ironizzare. Invece mi sembra che lei abbia preso per oro colato quello che sostengono i due professori autori dell’articolo a cui lei si è ispirato, ossia Barry Eichengreen di Berkeley e Kevin O’Rourke di Dublino.

        Il fatto è che ultimamente il web si è riempito di personaggi (Beppe Grillo, Benetazzo, il giornalista Giuseppe Turani e tanti altri, solo per citare gli italiani) che da anni non fanno altro che annunciare crisi come i profeti della Bibbia annunciavano sventure e catastrofi sul popolo di Israele se non avesse ubbidito alla volontà del Signore. Ci vedo qualcosa di molto manicheo in tutto questo: la crisi come punizione dei nostri peccati. Lei forse non sarà un catastrofista, però mi sembra che anche lei condivida questa impostazione mentale. (e sia ben chiaro che questo non è un insulto – se io volessi insultarla non resterei a corto di argomenti, mi creda!).

        Ho visto il suo articolo sul sito disinformazione.it Mi collego ogni tanto a quel sito per farmi 4 risate: è una vera e propria collezione di teorie paranoiche, di cospirazioni e di idiozie. Purtroppo manca la possibilità per il lettore di dire la sua. Il curatore del sito non ama essere contraddetto! Quando ho visto che c’era la possibilità di rispondere a lei, nel merito al suo articolo, non mi sono fatto scappare l’occasione.

        Vedo, dai suoi scritti, che io e lei abbiamo culture e mentalità diverse, per cui potremmo parlare per ore e per giorni senza arrivare ad un punto comune. Io, per parte mia, vedo l’economia non come una religione ma come una scienza. Sono keynesiano: considero Keynes il mio maestro, finora insuperato fra tutti gli economisti. Lui ci ha insegnato come gestire le crisi, come superarle. E finora ha funzionato.

        Anche Keynes comunque aveva la sua utopia: sognava un mondo in crescita continua, senza crisi economiche. Io su questo (ed è l’unica cosa che contesto al mio maestro) non sono d’accordo: le crisi non solo sono ineliminabili, ma addirittura indispensabili. Come la pioggia per l’agricoltura. Come il ciclo delle stagioni.

        Dopo anni di studi, sono arrivato a capire come prevedere una crisi economica e me ne servo per guadagnare soldi in Borsa. Mi guardo bene da scrivere libri: non voglio essere confuso con uno dei tanti imbecilli di cui parlavo prima.

        Che dire? Potrei spiegarle la teoria dei cicli ma credo che lei mi risponderebbe che è solo un’opinione. Invece sono fatti. Fatti solidi e concreti. Come i milioni di euro che ho guadagnato finora. Distinti saluti

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