Burocrazie

Il burocrate è una persona spesso avulsa dalla società in cui vive. Molti sono tecnicamente preparatissimi, ma non sanno niente del mondo reale,per il quale, peraltro, devono prendere decisioni importanti e vitali. Figli di una mentalità purtroppo molto diffusa nel Sud che amo (ma per altre cose), i burocrati passano l’intera giovinezza con il martellante invito di “mammà” a studiare per trovare un buon posto. Studiano tanto, si presentano agli esami molto preparati e pronti a rispondere su tutto, spesso vincono i concorsi perché hanno perseguito per tutto il tempo quell’unico obiettivo. Fare contenta a mammà, vincere il concorso e “piazzarsi” bene. Non si tratta di corruzione, quella arriva dopo e non certo per tutti,ma di qualcosa di peggio. E’ una sorta di deviazione mentale per cui si prende un lavoro non per quello che comporta in termini di creatività e di capacità di realizzazione di sé, ma perché assicura un buono stipendio, una carriera sicura possibilmente con il minimo impegno. Sono pochissimi i burocrati che amano il proprio lavoro, non è quello che viene loro richiesto nei concorsi.

E nemmeno a mammà gliene importa un fico secco, basta che il/la figliol* predilett* si “sistemi”. E i figli assorbono questa mentalità come spugne, così come fanno tutti i giovani, e la riportano poi nel lavoro. Una volta assunti, poi, le capacità tecniche sono messe al servizio dello scopo principale di tutto quel lavoro, ovvero la conservazione e l’implementazione del “posto” e non certo l’interesse pubblico da perseguire. Anche quelli che poi si innamorano del proprio lavoro, sentono inconsciamente questa pulsione alla conservazione, che è naturale e comprensibile, per carità, ma è terribilmente deleteria. Qualche bello spirito penserà che questo post è contro i meridionali. Gli dico subito che non ha capito un cazzo. Io sono di origine meridionale e me ne vanto, e se ne parlo è perché conosco bene la mentalità delle famiglie del sud che si sono viste spogliare di tutto dai rapinatori piemontesi e hanno fatto di necessità virtù. Per ricostruire il paese bisogna partire anche da qui, da questa mentalità, imparare a riconoscerla e a evitarla. Difficile riformattare la maggior parte delle teste dei burocrati con una certa età, ma con i giovani è possibile. Questo è un ostacolo all’innovazione pesante come un macigno, va rimosso. L’innovazione comporta sempre l’assunzione di rischi, e chi se la sente? Di qui, lacci, laccioli, distinguo, precisazioni, infiniti esami messi apposta lì con lo scopo preciso di scoraggiare l’innovatore. La conseguenza è che le idee nascono qui, ma per svilupparsi devono andare altrove. Non ci servono né ipocrisia né opportunismo, occorre coraggio e comprensione per le nuove idee, e queste vengono solo dall’amore per la società, per gli altri e per il proprio lavoro. Sarà dura, ma bisogna farlo, e nel sud spero si ritrovi quella tensione all’intelligenza, alla creatività, alla bellezza che sono state leggendarie e hanno creato meraviglie.

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