C’era una volta la destra sedicente anti imperialista…

Ieri sera ho visto su Rai 1 dal computer (che la televisione l’ho buttata una trentina di anni fa), la partita tra la Francia e il Marocco. Confesserò che facevo il tifo per il Marocco, sostenuto dall’intero popolo arabo in una partita che aveva una forte valenza di riscatto dall’imperialismo coloniale degli occidentali. E invece è stata una partita di calcio, bella nello svolgimento, con la squadra marocchina che si è battuta con una grande prestazione, e quella francese che alla fine ha vinto 2-0 sia per il valore superiore dei suoi giocatori, che hanno sfruttato al meglio le occasioni che hanno avuto, sia per un po’ di fortuna, entrambi i goal sono stati favoriti da deviazioni fortuite che hanno messo il giocatore francese in condizione di battere a rete con relativa facilità. C’è da aggiungere che la squadra francese è tale solo di nome, visto che ben 13 dei suoi giocatori sono originari dell’Africa, e anche questo sta a indicare che anche sul piano calcistico l’Africa e il cosiddetto terzo mondo sta studiando per battersi alla pari con i ricchi e viziati europei che lo sport non lo fanno più e prendono a mani basse giocatori dall’Africa, dal Sud America e dall’Oriente.

Direte, ma che c’entra la semifinale del mondiale con il titolo? C’entra perché dopo la partita e una infinita serie di inutili chiacchiere, è andato in onda il programma Porta a Porta che annunciava rivelazioni sul “Qatar gate” e considerazioni sulla manovra finanziaria del governo Meloni. Hanno cominciato con questo, mandando in onda anche le dichiarazioni in Parlamento della Primo Ministro Meloni che, a proposito della politica economica del nostro paese ha dichiarato espressamente che l’Italia intende proporsi come hub dell’energia per tutta l’Europa. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da mettersi a ridere a crepapelle per almeno un paio di giorni, vista la situazione catastrofica delle forniture di energia che è seguita alle demenziali politiche dell’Unione Europea.

A prescindere dal fatto che come hub dell’energia per l’Europa si è proposta con molte più possibilità di riuscire, la Turchia, ci vorrebbe qualcuno che spiegasse alla Meloni e ai suoi consiglieri che cosa è successo negli ultimi vent’anni e anche prima, partendo da quello “strano” incidente che ha fatto fuori Mattei, ridimensionando in modo drastico il ruolo dell’Eni e dell’Italia per l’approvvigionamento di petrolio e di gas naturale dall’Africa e dal Medio Oriente. Poi bisognerebbe ricordare a lor signori quello che è successo in Libia, dove ci siamo fatti buttare fuori da Americani e francesi, per l’occidente, e da Turchi e Russi per il resto del mondo, e dove non contiamo più nulla, visto che, tra l’altro, il petrolio e il gas libici sono nelle mani del governo di Bengasi e non di quello di Tripoli, inviso alla popolazione, al resto del mondo arabo e tenuto in piedi solo da francesi e americani. Si potrebbe aggiungere che l’Algeria, che di gas ne ha da vendere, anche perché per il proprio mercato interno lo compra dalla Russia, è alleata della Russia e se ci vende il gas lo farà a prezzi certamente non di favore (come dovrebbe essere per chi si propone come hub dell’energia). Ci sarebbero alcune piccole considerazioni da fare sulle origini della guerra in Siria, nata per la pretesa degli americani di costruire un gasdotto che portasse il gas degli Emirati fino al Mediterraneo per fare concorrenza sui prezzi alla Russia, che i Siriani si sono opposti e che di conseguenza è stata scatenata la guerra. Una nota di un certo rilievo è data anche dal boicottaggio che gli Usa hanno fatto al South Stream, ovvero al gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas dalla Russia, dal Turkmenistan e dagli altri paesi che lievitano sul gas intorno al Mar Caspio, fino in Italia. Questo gasdotto è stata duramente osteggiato dagli Usa nell’ambito della loro guerra alla Russia che dura dalla fine della seconda guerra mondiale, e alla fine la Bulgaria ha ceduto alle pressioni e si è rifiutata di far passare le condotte sul suo territorio facendo abortire l’operazione, anche con gravi danni economici alle imprese che lo stavano costruendo.

La premier Meloni nel suo discorso mandato in onda a stralci corposi da Bruno Vespa, ha accennato ad accordi con la Tunisia, che potrebbero sembrare importanti se non fosse per il fatto che nella terra di Cartagine non c’è nemmeno una bombola di gas, e figuriamoci quantità tali da consentire all’Italia di rifornire o fare da intermediario per il resto dell’Europa. Un baldo giovane rappresentante del partito al governo, ha candidamente detto che si potrebbe riciclare il porto di Gioia Tauro per farne un terminale per i rigassificatori del gas liquido portato dalle navi americane e emiratine. A prescindere dalle difficoltà di avviare qualcosa di serio a Gioia Tauro, qualcuno dovrebbe dirci per quale ragione, tedeschi, francesi, olandesi e belgi dovrebbero prendere il gas liquido per il tramite dei nostri rigassificatori, pagando quindi anche questo balzello in più, visto che hanno porti e strutture in grado di rigassificare il gas per conto loro, ma forse si pretende troppo. Ovviamente nemmeno un cenno al fatto che il gas degli Usa e degli emirati trasportato via nave ci costa diversi multipli del prezzo pagato per il gas trasportato via gasdotto e che la guerra in corso in Ucraina ha avuto, tra gli altri, proprio l’obiettivo di interrompere la pacchia del gas a basso prezzo che proveniva dalla Russia e dagli altri paesi della CSI.

E a proposito della guerra in Ucraina, la Meloni si è lanciata a sostenere a spada tratta la necessità di fornirla di armi con l’obiettivo di “riequilibrare la situazione militare” e addivenire così a trattative di pace. Insomma, la guerra ad oltranza proprio come la vogliono gli americani e la Nato. I romani dicevano “Si vis pacem para bellum“, ed era espressione tipica dell’imperialismo romano ripresa pari pari dall’imperialismo anglosassone che, in effetti, di guerre in giro per il mondo ne ha avviate e provocate a decine dalla fine della seconda guerra mondiale. Il bel tomo rappresentante di Fratelli d’Italia ha ripetuto pedissequamente la solita litania sull’invasore e l’invaso, dicendo che ogni discorso sulle popolazioni russofone del Donbass e della Crimea sono propaganda bellicista della Russia da rigettare in toto. Con buona pace dei propositi e delle dichiarazioni di indipendenza dell’Italia dalla Nato e dall’imperialismo anglosassone con cui la Meloni ha caratterizzato la sua propaganda almeno fino a che non è arrivata al governo. Ora, si è supinamente adagiata sulle posizioni più beceramente belliciste della Nato e dei neocons americani, riprendendo in pieno le posizioni di Draghi e compagni con una continuità che non vede rotture di sorta (a parte l’uso del contante e una certa idiosincrasia malcelata nei confronti del movimento gender che però non ha prodotto finora alcunché a parte qualche mal di pancia di Salvini, che prenderà una purga e si starà zitto).

Non c’era certamente da aspettarsi niente di nuovo da un governo come quello della Meloni, ma insomma, un minimo di decenza! Alla faccia del sovranismo ostentato per anni, eccoci qui a commentare l’ennesima puntata della storia coloniale d’Italia con il corollario della prossima fornitura nelle basi militari Nato e Usa nel nostro paese, di testate nucleari di ultima generazione, così giusto per darci la sicurezza che se per caso si arrivasse a tirare bombe atomiche, non dico le prime ma quasi, saranno destinate alla nostra terra. Oltre ovviamente, alla solita guerra ai poveri cui verrà tolto anche quello schifo di reddito di cittadinanza fatto dai 5S che però, per quanto fosse uno schifo, un minimo di aiuto alla gente l’ha dato. Giusto ieri una ragazza che conosco ha avuto una meravigliosa offerta di lavoro, 9 ore al giorno come commessa a 600 euro al mese per un anno. Nemmeno a pagare la benzina per andare a lavorare, ma questo è quello che passa il convento… Complimenti.

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