Articolo uno: L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro

Recita così solennemente l’incipit della nostra Costituzione, il testo sul quale è fondato il patto sociale che lega tutti i cittadini di questo Stato. Il testo è stato licenziato dopo una accesa e lunga discussione, ma alla fine è prevalsa la tesi che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini un lavoro con una remunerazione che consenta a ciascun cittadino e alla sua famiglia di condurre una vita libera e dignitosa, come poi meglio specificato nell’art. 36.

In realtà, nei 75 anni intercorsi dalla fine della guerra ad oggi, le cose sono andate un po’ diversamente. Il nostro sistema fiscale privilegia la rendita finanziaria e quella immobiliare al lavoro, che anzi viene punito e sottoposto a vessazioni inaudite.

Le rendite finanziarie pagano due aliquote a seconda della natura della rendita, il 26% e il 12,5%, mentre la rendita immobiliare è tassata con l’aliquota fissa del 21%. Insomma, la classe dei “rentiers” si è fatta ben valere nel nostro paese, riuscendo a spuntare una tassazione decisamente più bassa di quella del lavoro. Il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra la retribuzione effettiva del lavoratore e il costo del suo lavoro, è al 47,9% e l’aliquota fiscale reale è al 55,4%. Per certe attività di lavoro autonomo, il peso fiscale è molto più elevato, arrivando a un peso complessivo che supera il 70% dei ricavi lordi e che ovviamente non tiene in nessun conto il rischio che si assume il professionista nel fare il suo lavoro. Se non fosse così non si potrebbero “premiare” i redditieri di ogni natura con aliquote ridicolmente basse se comparate a quelle del lavoro. Dovrebbe essere il contrario in un paese civile, il lavoro dovrebbe essere alleggerito e la rendita tassata pesantemente. Devo ricordare, forse, che la rendita è il privilegio concesso a pochi di vivere senza lavorare e sfruttando il lavoro fatto da altri? La rivoluzione francese cominciò così, quando la gente si stufò di dover lavorare per un pugno di redditieri che avevano ereditato dalla loro casata le rendite dei castelli e dei latifondi dove sfruttavano i contadini fino alla fame, e che imponevano sui commerci che passavano sulle loro terre, balzelli e tasse doganali sempre più astruse ed elevate per finanziare i propri vizi.

Finì come sappiamo, con diverse teste che rotolarono nelle piazze di Parigi dopo essere state staccate dal corpo per mezzo dell’invenzione di un medico francese, monsieur Joseph-Ignace Guillotin che era disgustato dall’imprecisione delle asce dei boia della nascente repubblica. La gente sta sempre più prendendo coscienza che ci sono dei privilegi odiosi e incomprensibili che la rendono sempre più schiava di un pugno di persone avide e senza alcuno scrupolo, che hanno trasformato il nostro in un paese di schiavi. Certo, se la sono presa con i deputati e la politica, all’inizio. Bersaglio facile e, per certi versi, anche giusto, ma adesso si comincia a capire che non è quello il solo problema. Si capisce, per esempio, che il meccanismo degli interessi, presentato come “naturale” e “giusto” è in realtà una trappola infernale che si basa sulla truffa e sull’inganno. E quando saranno in molti ad aver capito come funziona questo gioco, saranno in pochi a salavarsi dalla furia della gente. Se c’è una cosa positiva di questa crisi della Pandemia da Covid 19 è che ha reso tutti più consapevoli e più determinati a salvare sé stessi ma anche gli altri. La gente non è stupida e sa che la salvezza di ciascuno passa attraverso la salvezza di tutti. E non sono più così istupiditi da credere ai finti bersagli o finti nemici, a quelli ancora più poveri additati da qualcuno come il nemico da abbattere. In fondo la lezione del nazismo è bastata, anche se c’è ancora qualche idiota che non l’ha capita e se la prende con il “diverso“. O magari l’hanno capita benissimo, ma lavorano al soldo di chi li paga, e il potere ha tutto l’interesse a creare falsi obiettivi e nemici farlocchi per sviare l’attenzione da sé stesso.
Bene, lascio queste brevi considerazioni alla riflessione collettiva. Si tratta di elaborare proposte di aggiustamento fiscale in grado di riequilibrare la situazione e liberare il lavoro dai pesi da schiavi che è costretto a sopportare. In nome della Costituzione, dell’umanità e del diritto di tutti alla felicità.

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