Lettera aperta al Direttore de La Repubblica

LETTERA APERTA AL DIRETTORE DI REPUBBLICA

Egregio Direttore,

Noto che da qualche tempo il Suo giornale sottolinea di più gli aspetti positivi dei dati sulla diffusione della pandemia che quelli negativi. Ci sono entrambi, ma l’importante è la narrazione. Non è una critica, ma un elogio: abbiamo bisogno di fiducia, di unità di intenti, di solidarietà. Siamo in guerra contro un nemico invisibile e quasi sconosciuto che ci sta togliendo la libertà e la serenità, e per sconfiggerlo occorre il contributo decisivo di tutti. Non è il momento delle divisioni, delle polemiche, della ricerca delle responsabilità, degli egoismi personali e di partito. Come in tutte le guerre, ci si penserà dopo aver sconfitto il nemico. Ora bisogna combattere e tenere alto il morale delle truppe al fronte e di quelle che nelle retrovie stanno soffrendo le conseguenze della guerra.

E la narrazione è di fondamentale importanza. Dovremmo smetterla di autoflaggellarci in pubblico e davanti agli altri paesi della Comunità Europea, mettendo in luce i nostri difetti e nascondendo le nostre virtù. Dobbiamo dire la verità, perché anche qui la narrazione è tutto.

Abbiamo un debito pubblico alto e nessuno può darci fiducia. Non è vero, caro Direttore, non è così. La Confindustria, un paio di anni fa ha dimostrato che il nostro debito complessivo, ovvero la sommatoria di debito esplicito (quello cristallizzato nei titoli emessi) e debito implicito (ovvero quello che presumibilmente emergerà dagli impegni di spesa già assunti dai governi) ammonta al 5/% del PIL, per la semplice ragione che, in virtù dei sacrifici che abbiamo fatto e stiamo facendo e di 25 anni di avanzi di bilancio, il debito implicito oggi è negativo e abbatte quello esplicito. In Germania questa sommatoria raggiunge il 149% del PIL, in Olanda supera il 300% e insomma, in Europa siamo da anni i più virtuosi. Non è vero, quindi che non lavoriamo e scialiamo i soldi che ci regalano dal nord Europa. Soprattutto non è vero che stiamo ipotecando il futuro dei nostri figli, semmai sono i paesi del nord che lo fanno, ma non lo dicono e non lo dice nessuno.

Appunto, la narrazione è essenziale.

Si deve avere più fiducia in un paese che vedrà i propri conti pubblici migliorare costantemente, o in uno che vedrà esplodere il proprio debito pubblico per gli impegni assunti? Però in Europa noi siamo considerati una cenerentola abitata da fannulloni, corrotti, spreconi ed evasori mafiosi. Già, a proposito dell’evasione fiscale, perché nessuno dice che in termini assoluti la Germania evade più di noi? Che il lavoro nero da loro ha dimensioni elevatissime, più che da noi? Che un programma di assistenza per la disoccupazione, il famigerato Hartz IV, è in Germania una sorta di meccanismo di produzione di lavoro nero legalizzato? Questo non significa dire che in Italia non ci siano problemi e che se lo fanno loro possiamo farlo anche noi, ma dire che nessuno può ergersi a paladino della legalità fiscale accusando noi di essere gli unici reprobi della Comunità. E’ falso, e appunto, ancora una volta, la narrazione è tutto.

E che dire poi, del meccanismo usato dalla Bundesbank per tenere bassi i tassi di interesse sui suoi Bund? L’ho definito “Il trucco del crucco”, che viene praticato da più di venti anni senza che nessuno abbia detto niente in proposito. Senza questo trucco non ci sarebbe lo spread o sarebbe minimo, e Lei capisce bene la differenza. La BCE che adesso compra i titoli tedeschi al tasso negativo dello 0,43% (ultima asta dei Bund) probabilmente dovrebbe chiedere qualcosa in più e potrebbe chiedere qualcosa in meno a noi che già paghiamo ogni anno cifre mostruose di soli interessi sul debito passato.

Oh, si dirà, ma è il mercato a fare il prezzo. E allora, perché non raccontare che il “mercato” dei titoli di Stato che fa il prezzo è costituito da venti banche (20 in tutto) di cui solo cinque o sei partecipano alle aste, e che di queste almeno due sono tedesche, una olandese, una belga e che sono loro a fare il prezzo? E che hanno tutto l’interesse a tenere alto lo spread così compensano i tassi negativi sui titoli del proprio stato e scaricano su di noi le loro perdite? A proposito del trucco, che consiste nel fatto che la Bundesbank, infischiandosene bellamente del divieto di monetarizzazione del debito, compra regolarmente sul secondo mercato i titoli tedeschi inoptati alle aste, recentemente l’ex Ministro Tremonti ha tranquillamente affermato che sarebbe il caso che anche il nostro Tesoro cominciasse a farlo. Era ora, visto che lui è stato ministro dell’Economia per circa sei anni e non ha mai profferito verbo sull’argomento, né ha mai dato disposizioni in tal senso alla divisione del Tesoro che si occupa di queste aste. Ma non è il momento delle polemiche, ora. Diversi economisti hanno denunciato questo fatto, ma nessuno gli ha mai dato retta. Sarebbe ora di cominciare a farlo.

Vorremmo che la BCE acquistasse sul mercato i nostri BTP allo stesso prezzo al quale acquista quelli tedeschi, olandesi, austriaci e finlandesi. Se siamo i più virtuosi in Europa, lo deve fare. E a maggior ragione lo deve fare in questa emergenza. Non ci serve l’aiuto di nessuno ce la possiamo cavare benissimo da soli. Basterebbe emettere titoli a tasso zero o moderatamente negativo e offrirli alle nostre imprese, dandogli la garanzia al 100% dello Stato sul finanziamento che possono chiedere al sistema bancario per un importo doppio di quello dei titoli presentati, e a tasso zero. Di fatto l’impresa perderebbe sui titoli (ma se si va in deflazione non perderebbe nulla), ma risparmierebbe molto sugli interessi che dovrebbe invece pagare al sistema bancario, e lo Stato non aumenterebbe il debito pubblico esplicito ma quello implicito che può essere, come abbiamo visto, ben gravato di garanzie per il rilancio delle attività produttive e dei consumi.

Ma se la UE è una Comunità, perché non lo fa la BCE questo lavoro? Non ci devono regalare niente, e nessun contribuente tedesco tirerà fuori un euro per il nostro debito pubblico. Devono solo trattarci per come meritiamo di essere trattati. Anche qui la narrazione è l’essenza, basta indirizzarla in un ambito di verità e smetterla di insultarci per i nostri presunti vizi. E per quello che riguarda l’Olanda, sarebbe il caso che la smettessero di essere il paradiso fiscale delle multinazionali che sottrae all’imposizione in Italia almeno 30 miliardi l’anno. Ovvero quello che dichiarano un po’ più di un milione di Partite Iva. Prendiamocela con gli autonomi, sporchi, brutti e cattivi, ma Lei capirà che sarebbe forse più efficace andarsela anche a prendere con il pugno di multinazionali che lavorano e producono qui e pagano le tasse (pochissime) in Olanda.

Certo che abbiamo i nostri problemi, non sto cancellando con un colpo di spugna evasione, corruzione, lavoro nero, inefficienza e mafie. Ma se lo Stato recuperasse solo le risorse che buttiamo ogni anno per pagare gli interessi a un pugno di banche, potrebbe davvero programmare una politica efficace per sterilizzare le mafie, ridimensionare la corruzione, rilanciare le imprese, ridurre le imposte riducendo al contempo lavoro nero ed evasione. Sono un europeista convinto e non ce l’ho con i tedeschi, ma sono stanco di sentire le stesse tiritere qualunquiste e sostanzialmente fasulle su quanto siamo incapaci e inefficienti e che l’unica salvezza sarebbe se l’Unione Europea venisse a governarci, magari con il MES. Ora basta!

Ho grande stima e ammirazione per la cultura e la laboriosità tedesca, ma altrettanta se non di più, nella cultura, nell’intelligenza, nella creatività della gente che vive nella nostra terra. Abbiamo molto da imparare da loro, ma anche loro hanno molto da imparare da noi, e sarebbe ora di farlo presente e pretendere di essere trattati alla pari. Altrimenti la Comunità non avrebbe senso di esistere, e sarebbe una grave jattura per tutti. Il Suo giornale si può mettere alla testa di un movimento che rovescia la narrazione negativa e insultante del nostro paese in nome della verità dei fatti. Può immaginare quanta gente ha bisogno di questo per riprendere fiducia e ricominciare daccapo. Continuando, naturalmente, a denunciare corruzioni, mafie, inefficienze ed evasioni, ma senza fare di costoro la bandiera di un paese che è fatto, per lo più, da gente perbene, generosa e solidale, e questa emergenza lo sta dimostrando ampiamente.

La ringrazio per l’attenzione e Le auguro buon lavoro, sperando di trovare sulle pagine del Suo giornale queste notizie esposte con l’enfasi ad esse dovuta, nell’ambito di quel Trust Project al quale giustamente aderite e per il quale il rilievo della notizia è parte essenziale. La narrazione, Direttore, abbiamo bisogno della giusta e corretta narrazione se vogliamo salvarci e salvare il paese e la sua produttività e creatività.

Domenico de Simone

P.S.: Non le sto scrivendo in nome del partito di cui sono responsabile per l’Economia, è il momento di prescindere dagli interessi di parte. Nemmeno le scrivo per interesse personale, se vuole pubblicare questa lettera in tutto o in parte può benissimo farlo senza indicare il mio nome o alcun mio riferimento, Le do per questo esplicito consenso. Mi attendo solo di vedere sul Suo giornale queste notizie adeguatamente trattate dopo l’ampia e dovuta verifica che vorrà fare. Questo è comunque l’indirizzo del mio blog e di un mio recente articolo in proposito. https://domenicodesimone.blog/2020/04/12/orgoglio-e-pregiudizio-italiano/

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