I Tedeschi, l’Euro e il gioco dell’OCA – Seconda parte

oca2È difficile riuscire a vincere al gioco dell’OCA battendo i tedeschi. Qui trovate la prima parte di questo articolo. La cosa migliore sarebbe smettere prudentemente di giocare, e lasciare l’euro, ma abbiamo visto che in questo momento potrebbe portare conseguenze indesiderate. Anzitutto lasciare l’euro non è qualcosa che si fa in pochi giorni, ci vogliono molti mesi e forse più di un anno prima di compiere tutte le attività prodromiche necessarie per farlo. E non credo che abbiamo tutto questo tempo davanti. Confindustria paventa a breve un nuovo credit crunch per l’Italia se non verranno attuati immediati provedimenti per restituire liquidità alle imprese. Non ci credo perché la situazione è esplosiva e la crisi sta peggiorando, nonostante gli esorcismi di economisti e euroburocrati e i contorsionismi dei media che cercano di farci vedere una ripresa laddove ci sono solo macerie. Diciamo che le cose potrebbero andare un pochino meglio a breve termine se la BCE si mettesse a fare il prestatore di ultima istanza e inondasse di liquidità il paese. Ma alla BCE non possono farlo e nemmeno vogliono. Ha ragione Grillo quando dice che il M5S ha contenuto una protesta che altrimenti sarebbe sfociata in violenza nelle piazze, la gente non ne può più e la situazione è difficilmente governabile. Oltretutto per decidere di uscire dall’euro occorre un governo abbastanza forte, e che comunque abbia una maggioranza stabile. Insomma, realisticamente se ne parla tra due o tre anni se tutto va bene.

Questo non significa che sono a favore dell’euro. Ho scritto che era un errore quattordici anni fa, ed ho continuato a sostenere questa tesi in (quasi) tutti i miei libri. In alcuni non ne ho parlato perché ero stufo di ripetere sempre le stesse cose. Quindi non ho cambiato idea. Inoltre, l’euro probabilmente si sfascerà da sé, a meno che i burocrati della EU non decidano di fare qualcosa di molto incisivo e molto rapidamente. Ma è più probabile che un cammello entri nella cruna di un ago, giusto per riprendere una nota metafora evangelica, così paradossale perché probabilmente frutto di un errore di trascrizione. In greco antico, infatti Kamelos significa cammello, ma Kamilos significa golena, e in aramaico “gamal” significa entrambe le cose. Se pensate alle centinaia di volumi che sono stati scritti su questa banalità, avrete un’idea dei livelli cui può attingere la stupidità umana. E visto che stiamo in tema, alla gomena potrebbero impiccarsi tutti gli euroburocrati che con maggiore stupidità stanno portando l’Europa al baratro e non si farebbe un soldo di danno. Ma questo è un altro argomento.

Allora che si fa? Dobbiamo per forza restare a morire sotto i bombardamenti dell’euromoneta, che sono peggio dei un gas asfissiante della prima guerra mondiale, o possiamo trovare una via d’uscita?

Dicevo che l’euro probabilmente si sfascerà da sé. In Germania è nato da poco un partito per l’uscita dall’euro che ha raccolto in breve tempo numerosi consensi tra politici noti e influenti esponenti della società civile, e che rischia di far perdere alla Merkel le elezioni di settembre. Forse il gioco dell’oca non piace nemmeno ai tedeschi, visto che alla fine ci rimettono tutti. Così, a Berlino si comincia a ripensare all’idea, nemmeno tanto bislacca, di creare due euro, uno del nord e uno del sud, alla ricerca di una soluzione che goda di una qualche popolarità. Settembre è drammaticamente vicino per i tempi di questa crisi. Come nota giustamente Bagnai, i tedeschi una via di uscita politica l’hanno sempre mantenuta, accusando (falsamente) i paesi del sud di essere finiti nei guai perché spendaccioni e fannulloni. È falso, ma chi glielo spiega a crucchi? E per la Merkel, se le previsioni gli danno contro, basta riprendere questa bella bugia e farne un manifesto politico per i due euro. Se ci liberiamo degli scansafatiche meridionali, con i paesi del nord andrà benissimo e ridiventeremo prosperi e ricchi come e più di prima. Insomma, un altro mandato forse se l’assicura e poi si vedrà.

I nostri politici non sono stati così avveduti, e quindi una via di fuga politica dall’euro non c’è. Il fallimento dell’euro è il loro fallimento, e quindi si batteranno fino alla morte perché la moneta unica resti in piedi. Lo si è visto in queste elezioni, dove si è parlato per lo più di altro, ma nelle quali ha pesato in modo evidente sui voti dei partiti la loro supina adesione alle politiche economiche volute dall’Europa. E questa volta, in pochi si sono fatti ammaliare dalle resipiscenze dell’ultimo minuto.

Le possibilità che un governo centrale assuma provvedimenti a breve è scarsissima. Il governo non c’è, e difficilmente quello che tenteranno di fare prenderà una maggioranza stabile in Parlamento. Stiamo anche senza Papa e senza Capo della Polizia, e tra poco senza Presidente della Repubblica. Insomma, sembra proprio che il potere centrale stia svanendo in un melt down che coinvolge anche il paese se non si fa qualcosa.

Ecco, ma cosa? Il problema essenziale e immediato è la liquidità. Ne occorre a sufficienza per far ripartire la produzione e i consumi. Quindi serve un progetto di creazione della liquidità e allo stesso tempo di distribuzione con un criterio sussidiario a quello del reddito, che in sé non è evidentemente sufficiente a sostenere la domanda interna. Occorre molta liquidità per questo, e allo stesso tempo non è possibile emetterne a piacimento senza rischiare un’inflazione incontrollabile. Nemmeno è possibile stampare euro, anche se l’Irlanda sembra l’abbia fatto due anni fa nel momento peggiore della crisi del proprio sistema bancario.

Tuttavia, recentemente la mia vecchia idea di emettere obbligazioni da usare come moneta ha trovato un’autorevole sponda in uno studio della Deutsche Bank, del giugno scorso, nel quale si propone alla Grecia di emettere obbligazioni, denominate “Euro G” da usare per coprire i debiti che non si riesce ad onorare per mancanza di euro e che probabilmente, in breve tempo, saranno usati per molte transazioni domestiche. “As creditors lacking euro cash would have to use the IoUs to settle their own bills, these instruments would assume the role of a parallel currency (let’s call it Geuro). The Geuro would probably quickly be used in most domestic transactions“. Nella proposta del Centro Studi della Deutsche Bank l’emissione viene effettuata dalla Banca Centrale Greca e sconterebbe sul mercato il differenziale di inflazione tra l’economia greca e quella del resto d’Europa. Presumibilmente i titoli verrebbero collocati al 60/65% del nominale (For the purchase of essential imports, Geuros would have to be exchanged against euros, most likely at a hefty discount of 50% or more) e quindi garantirebbero contro il rischio del default dello stato greco, poiché in caso di uscita dall’euro la moneta greca sconterebbe immediatamente una svalutazione di quella misura. Inoltre, il Geuro consentirebbe alle imprese greche di recuperare competitività e di conseguenza migliorerebbe la bilancia dei pagamenti che, dopo jun periodi iniziale di restrizione, porterebbe una nuova espansione dell’economia denominata in euro (After its initial shrinkage due to the emergence of the Geuro, the euro circuit would grow again on the back of the higher euro revenues of the export sector following its improved competitiveness.).

Questa proposta del Centro Studi di Deutsche Bank non è molto distante dall’idea che propugno da oltre dieci anni, di emettere Titan, ovvero obbligazioni da utilizzare come una moneta parallela. La differenza sostanziale è che i  Titan sono a tasso negativo e quindi il loro collocamento sul mercato costerebbe le spese e l’aggio per il collocatore, poiché il valore dei titoli, al termine del periodo di validità, determinato dal livello del tasso negativo, sarebbe zero. Il meccanismo è simile a quello proposto da Gesell e studiato da Keynes per i titoli cartacei. Ma com’è noto le obbligazioni sono ormai dematerializzate in tutto il mondo (o quasi), e pertanto si tratterebbe di farle circolare sui conti elettronici. Le banche hanno già i conti titoli (che di questo si tratta) che potrebbero essere utilizzati come conti correnti paralleli per le transazioni in Titan e comunque la gestione di carte specifiche non comporterebbe alcun problema pratico. Si può anche immaginare di effettuare emissioni di Titan convertibili in azioni alla scadenza. I titoli sconterebbero il tasso negativo durante il periodo di validità e il prezzo dei titoli potrebbe oscillare in funzione del valore di mercato delle azioni di conversione. D’altra parte sostengo che le emissioni di titoli debbano essere fatte per gli investimenti, e la crescita dell’investimento potrebbe alzare il valore dei titoli. In questo caso, l’emissione potrebbe essere effettuata da una società privata (tipo municipalizzata se l’iniziativa è assunta da un ente locale, o da un consorzio di imprese, se l’operazione è promossa da privati) e le obbligazioni si convertirebbero nella azioni di questa società. Gli strumenti che è possibile usare sono molteplici, si tratta solo di vedere in concreto qual è quello più adatto nella fattispecie. Il vantaggio del tasso negativo è che la liquidità non solo circola con grande velocità nel sistema, ma scompare nel tempo e questo esclude rischi di inflazione insiti invece, nella stampa di moneta tout court. Emettere Titan per gli investimenti comporta una creazione di ricchezza secondo il modello elaborato da Kahn e Keynes. Questo comporta che può essere creata ulteriore liquidità da distribuire a titolo di Reddito di Cittadinanza a tutti gli appartenenti al circuito, liquidità che va a sostenere la domanda di beni creati con gli investimenti. Laq distribuzione di RdC in questo modo, tra l’altro, impedisce la svalutazione del lavoro, poiché il RdC consente di effettuare scelte sul lavoro consapevoli e non dettate dalla necessità.  Non sto a ripetere qui cose che ho scritto innumerevoli volte negli ultimi quindici anni, e quindi rimando ai miei scritti, soprattutto al libro “Un’altra moneta” recentemente ripubblicato dalla Golena Edizioni con il titolo di “Faz” e comunque reperibile gratuitamente in formato PDF sui miei siti.

Sul tasso negativo, si discute da tempo nelle università e nelle banche. Gli studi sono innumerevoli e molti sono citati nei miei libri ed articoli. Recentemente la discussione si è molto animata, e d’altra parte diverse Banche Centrali (a partire da quella svedese nel 2009) hanno adottato meccanismi di tasso negativo per spingere le banche commerciali ad una maggiore distribuzione della liquidità. Il tasso negativo è un potente antidoto contro la trappola della liquidità, ma occorre fare molta attenzione ad applicarlo, come peraltro capita con tutte le tecniche innovative. Emettere liquidità sotto forma di obbligazioni è l’ambiente ideale per verificare la capacità del tasso negativo di riportare la finanza al servizio dell’economia.

La cosa interessante di questo meccanismo è che non ha bisogno di uno stato centrale per funzionare né per l’emissione dei titoli. Un ente locale può benissimo fare da sé, e un’associazione pure. Mi riferisco ad associazioni di imprese, artigiani e di cittadini che in brevissimo tempo, massimo tre o quattro mesi, potrebbero emettere Titan a sufficienza per cambiare le sorti delle loro imprese, dei cittadini e del paese tutto. Sul piano giuridico il meccanismo è ineccepibile, le obbligazioni possono essere emesse ed essere accettate come moneta se c”è l’accordo di creditori e debitori. Questo accordo sarebbe ovviamente il presupposto dell’appartenenza al circuito. La legge regola le emissioni a tasso attivo e i limiti di questo, ma non dice nulla sul tasso negativo. D’altra parte emissioni a tasso negativo sono state effettuate innumerevoli volte, soprattutto come emissioni convertibili: il tasso negativo, com’è evidente, aumenta il prezzo di conversione. D’altra parte se si può fare in Grecia, non si vede per quale ragione non si possa fare in Italia. I criteri di emissione devono essere rigidi, per evitare il bengodi che in genere accompagna la stampa di moneta organizzata dal potere politico. Ciascuno pensa alla propria lobby ed al proprio clan, e grazie a questo il debito pubblico del nostro paese è salito in modo incontrollabile alla fine degli anni ottanta. Sulla logica di emissione ho pure scritto molto, e vi rimando ai concetti teorici ed ai meccanismi pratici descritti nei miei libri. Molto c’è ancora da aggiungere e da elaborare, ma è difficile farlo senza una sperimentazione pratica. Comunque i principi teorici sono chiari ed inequivocabili e tarare su di essi i meccanismi pratici è come mettere a punto un motore: ci sono sempre molte cose da fare per farlo andare meglio, ma intanto funziona lo stesso e questa è la cosa importante. Ho chiamato questo meccanismo di emissione e di distribuzione, Faz, acronimo di Zona di Autonomia Finanziaria. Di questo, appunto, si tratta, di costruire un’autonomia dai giochi del potere della speculazione finanziaria che consenta alla gente di riprendere in mano il proprio destino ed all’economia di tornare a parlare di cose concrete e di progetti di crescita. La crescita è essenzialmente culturale, poiché nella mia idea il capitale di cui dobbiamo tenere conto per l’emissione dei titan è l’insieme di conoscenze e la capacità di generare flussi di opportunità per le persone. Si tratta in fondo, di vivere meglio, e soprattutto di mettere tutti in grado di farlo e di esprimere ciascuno le proprie capacità, cosa che il capitalismo nella sua fase terminale è assolutamente incapace di fare. Altrimenti a che serve vivere in una società?

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