Perché votare per il M5S

M5SCi ho pensato a lungo,  e fino a qualche giorno fa ero arrivato alla conclusione che anche in questa tornata elettorale, non sarei andato a votare. Sono una ventina di anni che non voto, e chi conosce qualcosa di questo ventennio capirà le mie ragioni. Tuttavia, mentre fino alle scorse elezioni non avevo avuto dubbio alcuno, in queste qualche possibile alternativa si è manifestata all’orizzonte. Quindi, ci ho pensato su.

Dico subito quali sono le alternative possibili: Il M5S e Ingroia. Ma alla fine avevo scartato anche queste. Cominciamo daccapo.

Il PD ha smesso di essere un partito di sinistra da tempo immemore. È diventato il partito delle banche e degli affari fintamente puliti, come la vicenda del MPS ha mostrato a tutti e come ben sanno tutti quelli che vivono nel mondo dell’imprenditoria e non hanno i prosciutti davanti agli occhi. Triste fine per un partito che ha avuto tra i suoi fondatori Gramsci e Bordiga, che ha annoverato intellettuali e politici del calibro di De Vittori, Togliatti, Berlinguer. L’ispirazione marxista è stata impudicamente accantonata e poi messa sotto il tappeto senza un reale dibattito, una spiegazione, una critica seria. Semplicemente l’hanno accantonata e non se ne ricordano nemmeno più. Il Partito oscilla tra la destra dei Democratici americani e la sinistra della CDU della Merkel. Ma il loro vero leader occulto è Draghi, quello che ne detta le politiche economiche e che ha imposto l’appoggio al governo Monti. Adesso Bersani lo critica, ma non si capisce in base a cosa, visto che propone di fare le stesse cose. Oltretutto vi fidereste di un partito che ha appoggiato il governo Monti per un anno dicendo che era un gesto di responsabilità per salvare l’Italia? Non avevano idee proprie diverse da quelle di Monti con cui salvare davvero il paese dall’attacco della speculazione internazionale? No, non ce l’avevano, né ce l’hanno, anzi propongono di seguire la stessa politica. Il socialismo, il comunismo, la socialdemocrazia sono state relegate nella soffitta e adesso il PD è un partito liberal legato a doppio filo alla finanzia internazionale. E se qualcuno mi dice che è un partito di sinistra lo prendo a schiaffi.

Se il PD è il partito degli affari e della finanza internazionale, il PDL è il partito del malaffare e della finanza cialtrona nostrana. Anzi, è soprattutto il partito degli affari di Berlusconi che è uno che di queste cose si intende molto, tanto da essere divenuto uno degli uomini più ricchi del paese. Il liberismo del PDL è di natura diversa da quello del PD, ma sempre di affari si tratta. Berlusconi è inviso alla finanza internazionale per la sua palese spregiudicatezza che lo rende incontrollabile dai centri anglosassoni di gestione degli affari finanziari. le sue amicizie pericolose con Gheddafi e con Putin ne rendono testimonianza, anche se per certi versi, a margine del suo personale tornaconto, ha fatto anche gi interessi dell’Italia. Ma sempre in misura molto marginale, quasi per caso. Spero che gli elettori non si facciano incantare di nuovo da questo affarista cialtrone, ma francamente non lo credo.

Confesso che all’inizio ho provato simpatia per la Lega. Non per quella razzista e qualunquista di Calderoli e Borghezio, ovviamente, e nemmeno per quella arruffona e violenta di Bossi. Questi è una bestia dal punto di vista culturale, (la storia della Padania è una boiata pazzesca per usare un termine caro a Fantozzi) ma un vero animale politico che aveva intuito l’emergere di un problema serio: la necessità di eliminare gli stati nazionali in vista dell’unificazione politica europea. Le mie simpatie andavano a Gianfranco Miglio, che di questa necessità è stato il teorico. La sua scomparsa ha fatto venire meno nel panorama politico italiano, una voce interessante e intelligente che avrebbe potuto guidare la Lega in una direzione davvero innovativa. Senza di lui l’evoluzione della Lega è stata becera e populista, razzista e cafona. Ma il problema c’è lo stesso e i tagli alla spesa pubblica devono riguardare soprattutto le spese dello stato centrale che serve a poco o a nulla. Basta pensare a quello che succede in Spagna, dove i Catalani si vogliono staccare dal governo centrale, o in Francia, dove la stessa esigenza emerge in diverse regioni, o alla situazione della Germania, dove i Laender hanno un peso specifico ben maggiore di quanto non abbiano le Regioni in Italia.

Il partito di Monti, che ha raccolto intorno a sé uno sbrindellato popolo di centro e che si pone, sul piano popolare, come difensore degli interesse della borghesia ricca, rappresenta la peggiore espressione del liberismo yankee. Si tratta di affarismo delinquenziale, ma non nel senso sgangherato dei berluscones, né in quello paludato e spocchioso dei presunti sinistri, ma con il volto e le pratiche del peggiore cinismo della finanza che conta, quella che attacca gli stati per spolparli e trarre più profitti possibili prima di abbandonare il terreno. Rapinatori cinici e senza scrupoli da portare a una nuova Norimberga, altro che professori. Le condizioni disperate in cui hanno ridotto il nostro paese nel breve volgere di un anno, i provvedimenti brutali che hanno assunto, l’arroganza con cui hanno preso il potere e lo gestiscono testimonia sia della loro provenienza e dei loro legami internazionali, sia degli obiettivi.

La destra ripete stancamente antiche nostalgie, e la destra estrema agita il nazionalismo monetario esclusivamente in funzione anti ebraica, poiché vedono negli ebrei i reggitori del potere finanziario mondiale. Se leggessero un po’ di storia capirebbero da dove viene questa storia, e magari se la prenderebbero con i Cardinali del V Concilio Laterano che impose agli ebrei di prestare i soldi ad interesse. Così i cardinali si sceglievano ciascuno il proprio ebreo e prestavano i soldi a strozzo senza incorrere nella scomunica. Ma non c’è niente da fare, ognuno ha le proprie fisime.

la sinistra ripete anch’essa le proprie liturgie senza uno straccio di critica e di riflessione su cosa è stato il comunismo sovietico, il marxismo, il socialismo e su cosa significhi oggi fare una rivoluzione. Si dichiarano tutti figliocci di Marx ma ne hanno la stessa comprensione di un qualunque burocrate dell’ex impero sovietico. Una comprensione da liturgia, non da rivoluzionari.

I radicali non si occupano di economia, il che significa che non si occupano di politica né di società. Insomma non si occupano di nulla. Le battaglie civili hanno un senso se la gente se le può permettere altrimenti sono roba da radical chic.   Alla lunga le hanno perse tutte, per la semplice ragione che senza una filosofia, senza una direzione ben precisa le battaglie civili servono a ben poco. I verdi sono scomparsi e si sono fusi con il partito di Vendola, che è uno che predica benissimo ma razzola malissimo. In Puglia le multinazionali dell’eolico hanno fatto quello che hanno voluto: deturpato l’ambiente e non hanno lasciato niente alle popolazioni locali, se non quattro spiccioli ai contadini cui hanno locato i terreni e altrettanti nelle tasche dei sindaci corrotti che gli hanno dato le autorizzazioni. Eppure sarebbe stato semplice imporre alle multinazionali accordi di distribuzione diversi con il territorio dei proventi della cessione dell’energia. Oppure, ancora meglio, costituire un’agenzia regionale per finanziare la costruzione dei parchi eolici da parte degli stessi comuni. Con la distribuzione di quei proventi, oggi la Puglia sarebbe la regione più ricca d’Italia e potrebbe distribuire a tutti i suoi cittadini un Reddito di Cittadinanza elevato. Solo con i proventi dell’energia. Ma ovviamente, i rivoluzionari si fanno sempre ammaliare dal capitale, e così la Puglia è diventato il terreno di caccia privilegiato della Marcegaglia, di De Benedetti, della Fiat, eccetera eccetera. Vi meravigliate? Io nemmeno un po’.

Il partito dei giudici e del giustizialismo è finito nelle mani di Di Pietro che era la persona meno adatta a rappresentarlo. Ma la storia è ironica, e tra tante intelligenze nella corporazione dei magistrati, il prescelto dal Caso (o da qualcun altro?) è stato quello meno intelligente e certamente più rozzo. Una specie di Bossi in versione togata. Non considero Di Pietro un corrotto, nonostante si sia circondato di personaggi che puzzavano di corruzione e di opportunismo lontano cento miglia, allontanando persone serie e che ci credevano davvero, ma solo un fesso. Ma come dice un vecchio proverbio popolare, meglio un corrotto di un fesso, almeno sai quello che farà e qual è il problema….  Adesso c’è Ingroia che ha raccolto il testimone del partito dei giudici. La sua idea della rivoluzione civile è attraente, ce n’è davvero bisogno in questo paese, nel quale le pratiche di governo berlusconiano e piddino hanno fatto sprofondare il paese nella corruzione e nella vergogna. Sono sempre stato molto diffidente nei confronti dei partiti giustizialisti, che nella storia di danni ne hanno fatti parecchi a partire dai trenta tiranni di Atene e dai giacobini di Robespierre. Si è regolarmente finiti nella dittatura e in un bagno di sangue. Tuttavia un po’ di giustizialismo ci vorrebbe in questo paese, se fosse gestito da gente seria e non facilmente incline alla demagogia o al populismo. Bisogna a tutti i costi stroncare la corruzione e le mafie, due aspetti dello stesso problema. C’è da dire che trent’anni di lotta alla mafia l’hanno resa più forte: il territorio nel mezzogiorno è ora interamente controllato dalle cosche mafiose. Berlusconi ha incredibilmente ragione quando dice che il suo governo è quello che ha fatto più di tutti contro la mafia: è paradossale ma vero. Tuttavia non è bastato e non basta se non si rimuovono le cause economiche che favoriscono l’ascesa delle mafie. D’altra parte se la classe dirigente è fatta di corrotti è difficile pensare che il resto della popolazione non si adegui. In questo campo andiamo peggio di molti paesi dell’Africa e dell’America latina, tradizionali terreni prosperi per le logiche corruttive. Ma mentre lì si danno da fare, qui sembra che la lotta alle mafie , che pure coinvolge energie e mezzi rilevanti, producano più danni che benefici. Si tratta forse di una pura rappresentazione? Comunque Ingroia è intelligente, capace e sembra animato da un sincero spirito democratico e innovativo. Solo che quando parla di economia è persino peggio di Di Pietro. Dire che uscire dall’euro sarebbe una iattura significa aver capito poco sia della situazione economica che del sentiment del popolo italiano. Sarebbe stato meglio tacere. Così come mi è apparsa di una ingenuità disarmante e una dichiarazione di impotenza politica l’offerta al PD di desistenza al Senato a fronte dell’impegno a non appoggiare il governo Monti. Ho sentito puzza di storie già viste e riviste in passato innumerevoli volte. E poi scorrendo le liste per ritrovare le stesse facce viste da quarant’anni sulle barricate di un’opposizione incapace di andare oltre la denuncia facile, e di proporre qualcosa di realmente innovativo, mi ha fatto venire lo sconforto. Insomma, altro che rivoluzione civile…

Rimane il M5S. Era la prima opzione, visto l’impegno e la pratica per creare una nuova società dal basso. Solo che riformare le strutture dal loro interno è impresa impossibile, un po’ come la corsa di Achille per raggiungere la tartaruga. Trovo francamente demagogica la pretesa di cambiare tutto mettendo persone qualunque in parlamento. Se è una cosa seria ci deve andare gente seria e preparata, non gente qualunque. Così come trovo qualunquista e stupida l’idea di dargli due soldi: se vuoi gente brava la devi remunerare bene, altrimenti quelli bravi fanno altro. Ma alla gente piace tanto parlare male della casta dei deputati e dei loro privilegi e quindi saranno accontentati. E applaudiranno quando i deputati restituiranno qualche decina di milioni dei loro stipendi per “risparmiare” sui costi. E la politica finirà lì. Quando il problema non sono qualche decina di milioni di questi costi, ma semmai i 400 miliardi di interessi che si pagano ogni anno alla rendita finanziaria. Che se la ride vedendo quanto idioti siano gli italiani e i loro sciocchi demagoghi. Che blaterino pure e lancino improperi contro i deputati! Sono troppi? Si dimezzino, anzi si riducano a cento, cinquanta, venti, dieci, meglio uno solo. Così si risparmia di più. Basta che gli interessi che alimentano le loro rendite non siano messi in discussione. In questa campagna elettorale non ne ho sentito parlare da nessuno, eppure si tratta quasi di un terzo del PIL. Tutti zitti, quella è roba che non si tocca e di cui non si parla. Nemmeno Grillo e nemmeno i grillini. Il buon Pizzarotti a Parma, ha tagliato tutto il tagliabile, gira in bicicletta, si è messo a dieta forzata, ma si ritrova con un debito più grosso di prima e le mamme cui ha tagliato gli asili nido hanno cominciato a contestarlo. Andrà così anche altrove se non si prendono provvedimenti seri sul piano finanziario. Sembra come se la crisi sia dipesa da altro, e non dalla finanza, in queste elezioni si parla di altro. E poi mi ritrovo nel programma della Lombardia del M5S che qualche buontempone vuole finanziare il RdC con … lo Scec! Come dire svuotare il canale della Manica con un sgommarello bucato. A prescindere dal fatto che i buontemponi dell’associazione Scec sono fieramente contrari al RdC, come ricordo da una violenta polemica di un paio di anni fa. Se hanno cambiato idea ne sono felice, ma non credo. E comunque sono anche fieramente avversari del tasso negativo, perché costituirebbe la fine della società civile. Sì, appunto, quella degli usurai e dei loro manutengoli che fanno finta di essere contro il sistema. Ma prima o poi i nodi vengono al pettine e si vedrà quello che succede realmente. Comunque, l’idea di finanziare il RdC con lo Scec mi ha reso davvero di buonumore.

C’è molto qualunquismo nelle proposte del M5S, e molta demagogia. Tuttavia ci sono cose interessanti come la proposta del RdC, anche se non è chiaro affatto come verrà finanziato. E come sapete, sostengo da tempo immemore che o si adotta il tasso negativo e si attacca alla radice il sistema dell’usura, oppure il RdC resterà una chimera irraggiungibile. C’è anche molta confusione, visto che qualche sedicente “grillino” parla del RdC come di una qualunque proposta assistenzialista, mentre sappiamo bene che il RdC è una rivoluzione filosofica ed economica altrimenti non è nulla. L’idea del referendum sull’euro è anch’essa demagogica e priva di senso concreto. Se si vince che si fa? Si esce dall’euro e si rifà la lira? E come, con quali presupposti, con quale banca d’Italia, con quali strumenti, con quali obiettivi? La moneta nazionale del popolo di Forza Nuova? Se non lo dici stai soffiando sul fuoco della propaganda e del populismo senza costrutto. A parte il rischio di perderlo il referendum, e allora? Si rinuncia a fare una riforma economica seria perché la gente si è fatta incantare ed ha votato in favore dell’euro? Qualcuno è in grado di spiegare che cosa significa davvero restare nell’euro o uscirne? E cosa bisogna fare per sconfiggere davvero i poteri forti? Io ho perso la voce e la voglia di strillare….

Tuttavia, queste perplessità sono superabili se si pensa che il M5S ha raggiunto una forza tale da essere determinante qualunque sia la maggioranza in Parlamento. Il fatto che i deputati eletti siano poca cosa sul piano politico è anzi meglio: saranno più facilmente strumento della lotta senza quartiere che è doveroso condurre contro questa forma di governo che di democratico non ha più nulla. La democrazia vera riparte dal basso, dalle piccole comunità autogestite, da forme di partecipazione e di leggerezza burocratica che presuppongono lo sfascio della struttura elefantiaca che ha ormai raggiunto questo Stato. E il M5S ce la può fare, bastano cento deputati per gettare il parlamento nel panico e far saltare tutti i giochi. Senza nemmeno un grande sforzo, basta non far passare più nulla e non fare accordi sottobanco. E se il rischio è che una vittoria di Berlusconi possa indurlo a fare la spesa tra i deputati grillini (e poi vedi di fronte ai soldi quanti saranno in grado di mantenere la calma), la speranza è che le possibilità di Berlusconi di superare il PD sono davvero poche, e i piddini non sono avvezzi alle malie pacchiane del gran corruttore. Sono troppo presuntuosi per pensare in modo così rozzamente pragmatico. Insomma, lo scenario più probabile è un parlamento a maggioranza PD ma sostanzialmente paralizzato dal M5S che non gli farà passare praticamente niente né nelle commissioni né in aula per quei provvedimenti che ci arrivano. Morale della favola, tra un anno si rivota di nuovo e nel frattempo lo sfascio del sistema di potere si sarà manifestato in tutta la sua impotenza. già perché se gli togli gli accordi sottobanco, gli inciuci, le gestioni parallele, lo scambio di prebende e poltrone, il sistema semplicemente muore. E forse in mezzo alle macerie ci sarà il modo per costruire qualcosa di realmente nuovo. Forse, non so. Tuttavia è un tentativo e pensandoci bene è l’unico possibile se si partecipa alle elezioni. L’altro sarebbe costruire una Faz, ma non abbiamo risorse sufficienti. Magari le troviamo, nello sfascio del sistema, a qualcuno gli si farà luce al cervello, non disperiamo.

Quindi voterò per il M5S, rompendo un digiuno elettorale che durava da quasi vent’anni, a parte un paio di elezioni municipali e comunali alle quali ho dato il voto a qualche candidato amico, ma giusto sul piano personale. Adesso che ci penso, devo recuperare la mia scheda elettorale. Chissà che fine ha fatto…..

9 pensieri riguardo “Perché votare per il M5S

  1. Caro Domenico, mi fa gran piacere sentirti parlare di politica con un appproccio e contenuti che condivido largamente.Anch’io ho scritto molto ,prima e dopo le elezioni. Ora aspetto i fatti, dopo tante chiacchiere e promesse (evadibili).Unica differenza : mi avrebbe fatto piacere avere in Parlamento sia l’esercito di M5S che la pattuglia di Ingroia: un leader che ha tanti limiti politici ed economici, ma che era ,ed è più, credibile ed evoluto di Grillo. Cari saluti, Enrico Giardino

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    1. Carissimo Enrico,

      Mi fa molto piacere ritrovarti sempre vispo e arguto, come dicono i toscani! Anche a me sarebbe piaciuto che Ingroia avesse costruito una bella alternativa, ma quando ho visto la gente che ha aggregato nelle sue liste mi sono reso conto che era affetto dalla medesima sindrome che ha portato in questi anni la sinistra allo stato comatoso in cui versa ora. Meglio l’aria nuova di Grillo e soci. Saranno incompetenti, e probabilmente molti lo sono, ma almeno ragionano in modo diverso da chi, anche in buona fede, ha avallato politiche e pratiche che ci hanno condotto in questa situazione. Un politico di professione non ascolta più la società, non è capace di coglierne il malessere e non capisce l’importanza di un rovesciamento della prospettiva. Nessuno di loro, anche gente di provata buonafede e intelligenza, è in grado di capire la critica all’economia del debito. È la sindrome di Belmonte applicata alla politica, non c’è ragione alcuna di cambiare le idee che comunque ti hanno portato al successo (personale). Questa società non ha bisogno di leader che operino mediazioni, ma di gente in grado di immaginare un mondo diverso. E nessuno dei leader della sinistra è in grado di farlo. Per questo Ingroia ha perso e per questo, invece, ha vinto il M5S, anche se il nuovo al suo interno è ancora magmatico e confuso. Ma c’è e la gente se n’è accorta.
      Un caro saluto e a presto!

      Domenico

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  2. Sono pienamente d’accordo sull’analisi relativa al M5S, in particolare sulla pretesa di rivoluzionare la politica portando in parlamento gente qualsiasi. Grillo si e’ spinto persino a dire che affiderebbe volentieri il ministero dell’economia ad una casalinga, mamma di 3 figli, perche’ sa bene come amministrare i soldi!! Questo e’ il massimo del populismo da quattro soldi. Il modo in cui si sono svolte le parlamentarie (un vero flop, propagandato come rivoluzione), mi avevano convinto ad abbandonare l’idea di votare M5S. TUTTAVIA, dal confronto con molti amici e colleghi, con i quali ho condiviso un acceso dibattito politico, come mai negli ultimi 20 anni, sono arrivato alla conclusione che il voto a M5S potrebbe essere utile come spina nel fianco a Bersani, che potrebbe non avere i numeri al senato, neanche alleandosi con Monti, e quindi potrebbe aver bisogno di un appoggio esterno da M5S, esattamente come sta succedendo in Sicilia (a meno che non decidano di fare la porcata dell’inciucio a 3, con il PDL, ipotesi tutt’altro che da escludere, visto che e’ gia’ successo). Insomma, il voto a M5S per dare una bella spallata al sistema, con la consapevolezza che il nuovo e’ ancora tutto da costruire. Personalmente seguo molto anche il movimento Alternativa Politica di Giulietto Chiesa, che per queste elezioni sta esattamente su queste stesse posizioni, avendo come mira successiva quella di organizzare un grande movimento che riunisca tutte le forze antisistema.

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  3. Grazie per questo encomiabile articolo ricco di notizie e di interessanti riflessioni che condivido anche sui social network che seguo. Molto interessante poi la vicenda sull’eolico in Puglia che agli occhi della gente comune, me compreso, può esser sembrata un buon passo avanti verso un ambiente più ecosostenibile, mentre in realtà effettivamente ha delle lacune notevoli da altri punti di vista. Ammiro anche il distacco con cui hai analizzato altre vicende dei vari politici Italiani e dei loro partiti. Personalmente sono ancora indeciso se votare M5S o Rivoluzione Civile, e il problema non è per chi votare, ma per chi non votare!
    Chiedo lumi su cosa vuol dire RdC, perchè non conosco cosa significa questo acronimo: ti ringrazio sin d’ora per l’eventuale risposta. Cordiali saluti. Vito Simi de Burgis

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    1. Caro Vito, grazie per l’apprezzamento! RdC è l’acronimo per Reddito di Cittadinanza (Universale), che è decisamente diverso dal reddito minimo di sussistenza cui si fa riferimento quando in Italia si parla di reddito di cittadinanza. L’idea è che il RdC sia un diritto per tutti i cittadini e che consista in una somma sufficiente a garantire la sussistenza, così che la scelta del lavoro sia libera e non condizionata dal bisogno di sopravvivere. Mentre il reddito di sussistenza è una somma che riceve il lavoratore disoccupato che non trova lavoro non per sua colpa. Tra i due concetti la differenza è abissale, come puoi immaginare.Come realizzarlo e come finanziarlo è questione complessa della quale scrivo ampiamente nei miei libri, da “Un milione al mese a tutti!” edito nel 1998 a “Un’altra moneta” edito nel 2003 e ovviamente anche negli altri. Entrambi i libri sono liberamente scaricabili e leggibili in questo sito. Si tratta di una rivoluzione concettuale che è la premessa di una rivoluzione politica e sociale. Non è il caso di parlarne in questo spazio angusto, perché appunto la questione è complessa, anche se apparentemente semplice. Realizzarla comporta, appunto, un salto di paradigma che ritengo l’umanità sia già in grado di realizzare.
      Un caro saluto e ancora grazie per il tuo apprezzamento.

      Domenico

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  4. Carissimo Domenico. E’ proprio il sentimento che ho io. Voto m5s dopo 20 anni di digiuno e ho le stesse perplessita’ nei confronti del movimento. Dici che Ti sei stancato di strillare nel deserto. Ma chi ti ha compreso ha fatto un grande salto di cultura.Leggo e ascolto in rete parecchie campane riguardo all’economia. Tu sei secondo me un rarissimo caso che parla comprendendo molteplici aspetti del vivere. : cultura , educazione, stili di vita, concezione del se e del prossimo , comprensione della storia,ecc. Possiamo adottare il modello economico migliore del mondo ma serve a poco se e’ vista come una scenza a se stante, non interconnessa al resto del vivere …Ci saranno delle macerie! e su quelle alcune persone nel proprio piccolo circolo m5s si ricordera’ di te: tirera’ fuori i tuoi scritti , le tue rigistrazioni radio, le tue interviste su you tube.. Non vedo l’ora che vengano piu macerie . Crisi significa scelta , cambiamento…PS . un’altro dei pochissimi che salverei e’ Alberto Bagnai anche se mi pare di capire che non mette in discussione il fondamento del sistema debito ….

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